sabato 18 giugno 2011

CI VUOLE CULO

Berlino, 1989. Il "muro" cade. Si sbriciola in piccoli frammenti, sotto i colpi di piccone e davanti alle urla e i pugni alzati. Cade il muro ed un pezzo di storia. C'è chi dice che addirittura è la fine della storia per come la conosciamo. Francis Fukuyama lo dice chiaro, lo scrive sulla copertina del suo saggio; La fine della storia. È l'esaltazione mondiale. Il muro di Berlino che separava Europa dell'Ovest ed Europa dell'Est è caduto. C' una sola Europa. Il muro che separava Occidente capitalista dall'Oriente comunista si è infranto. Il Capitalismo è ovunque.
Ma come dice Romano Luperini in un altro saggio; caduto un muro si passa ad un altro. Il muro di oggi è enorme, eppure non si vede, talmente globale da essere senza luogo, talmente evidente da essere, a volte, invisibile. È il muro che separa i ricchi dai poveri, i belli dai brutti, i cittadini globali serie A da quelli di serie B, i cittadini sviluppati da quelli sottosviluppati, gli integrati dai disintegrati, gli emancipati dagli emarginati, i consumatori dai dannati della Terra. È il muro invisibile che separa un mondo da un altro, un'esistenza da un altra, una vita da un'altra. Un muro che decide chi sta dalla parte giusta e chi sta dalla parte sbagliata. Divide quelli che combattono il grasso e l'obesità da quelli che combattono la fame; quelli che scelgono tra McDonald's e Burger King, tra McCicken e BigMac menù, da quelli sdraiati su un lettino di polvere, con gli occhi troppo grandi e le costole scoperte; quelli che scelgono il miglior sistema sanitario tra pubblico e privato, da quelli che muoiono di Aids senza neanche sapere cosa sia l'Aids; tra quelli con una media di vita di 78 anni e quelli di 30; tra quelli che si dividono l'80% delle risorse globali e quelli che si scannano per un pezzetto del restante 20%; tra quelli che scelgono il colore del fiocco e quelli che muoiono prima di nascere, prima di avere possibilità di avere una scelta; quelli che hanno paura dei danni dell'immigrazione, da quelli che vanno a morire in mare su una nave pena di piscio. Divide quelli che ce l'hanno fatta, quelli che ce la faranno, da quelli che avrebbero tanto voluto avere un possibilità di potercela fare. Il muro è invisibile, però è lì. Separa quelli che hanno una speranza da quelli che non ce l'hanno.
Mi fa pensare la pubblicità della Lancia con un innocente Vincent Cassel che recita che Il lusso è un diritto. È vero. E ci vuole culo. Perché forse Dio esiste e se ne sta lì da qualche parte a controllare tutto. Ma ogni tanto però, anche lui chiude gli occhi e lancia i dadi, senza cattiveria, così, per doversi togliere dall'imbarazzo di decidere chi sono quelli che staranno nella macchina a picchiare con le dita sullo scherzo, esercitando lo sguardo per fingere d'essere distratti e quelli che staranno invece in piedi al semaforo con un sorriso consunto, un passato esploso ed un futuro di cenere.
Possiamo scegliere di credere che per qualche motivo sia giusto così e amen. Possiamo scegliere di credere che anche i dadi abbiano una loro indecifrabile razionalità. Possiamo scegliere di non credere in niente. E poi possiamo cadere in ginocchio, quando nessuno ci vede, e piangere di nascosto le tutte le lacrime che abbiamo conservato, sotto il cielo e sotto il mondo. Tutto è lecito e comprensibile. Nessuno ha colpa. Nessuno sa cos'è più giusto... almeno finché si ha avuto il culo di cadere dalla parte giusta del muro ;) 

1 commento:

  1. Romano ha sostanzialmente ragione nella visione d'insieme, ma le demarcazioni nn sono mai nettissime, almeno per la specie umana.I muri si costruiscono e si abbattono; c'è una civiltà occidentale del tutto in crisi che sarà costretta a reimpostare il concetto stesso di diritto di fronte all'avanzata di un pezzo di umanità che fugge da tutto.La chiosa finale mi ha ricordato una riflessione fatta da Sciascia ne "Le Parrocchie di Regalpetra" tutto sembra essere pilotato dalla carta che esce nel gioco oscuro del destino e un seme sembra condizionare il corso di una esistenza

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