giovedì 19 maggio 2011

Il tempo

Tic, tac, tic, tac.

Suoni onomatopeici per descrivere il tempo che scorre, anche ora, mentre leggete queste righe. Tempo che non conosce difficoltà, non bada a rallentamenti, non ha come obiettivo alcun traguardo. È iniziato a scorrere all’alba dei tempi, si è istituzionalizzato con il logos umano, finirà di ritmare i nostri battiti con la fine stessa della nostra permanenza terrena.

È la testardaggine di misurare la velocità della nostra esistenza che rende l’uomo fragile; un secondo, un minuto, un’ora, una settimana, un mese, un anno; sentiamo la pesantezza del tempo trascorso, tra le lancette di un orologio digitale ed i gesti di normale quotidianità, di poca considerazione ma che cristallizzano, con la loro ripetitività, quel tempo che la natura ci ha scomputato dall’infinito.

Il tempo meteorologico; quello che ci fa benedire il cielo per uno sprazzo di sole in spiaggia; il tempo dipinto dal gelo invernale, passando attimi alla finestra a contare le gocce di pioggia; il tempo che vorremmo cambiasse di ora in ora, telecomandato tra neve, piogge, sole e nuvole.

Il tempo dell’amore, delle storie concluse e di quelle sbocciate, colorate, come in primavera.

Il tempo di chi vorrebbe un tempo più veloce per superare in fretta il dolore di una perdita; il tempo da fermare, fissare, stoppare insieme alle fotografie di straordinarie emozioni da innamoramento.

Il tempo della riscossa dopo tanti tentativi falliti, tra sogni infranti ed entusiasmi assopiti; la riscossa dei giovani e delle donne che sanno guardare negli occhi la realtà senza impaurirsene.

Il tempo da non farsi sfuggire, carpe diem! Quello che fa cogliere i frutti dall’albero stracolmo di tempi maturi.

Il tempo di chi ha tempo da perdere, evadendo i doveri, rincorrendo i piaceri; abbracciando la signorina Libertà, che tutti amano sedurre con leggerezza, senza mai contemplarne l’idea che è tempo di sposarla.

Il tempo di chi questo tempo vorrebbe cambiarlo con semplicità, cercando un sorriso in una magra caccia d’emozioni.

Il tempo ciclico di chi aspira ad una società più giusta, equa, solidale, umana.

Il tempo di chi non riesce più a sognare; di chi non ha più voce per urlare al mondo le proprie sofferenze, di chi non ha più occhi per guardare i propri figli, di chi non ha più orecchie per ascoltare i lamenti di una società lebbrosa.

Il tempo della vita, piccolo squarcio cosciente nel tempo infinito della storia; il pianto liberatorio di un bambino neonato che, tra gli sguardi felici ed ansiosi dei genitori, inizia il tempo del proprio corso esistenziale. Il tempo della fine di un bicchiere di vino dopo una bevuta indimenticabile, della conclusione di un film strappalacrime, della risata sguaiata di un amico.

Il tempo di chi guarda in faccia il proprio tempo; specchiandosi dopo una doccia ed interiorizzando come il corpo invecchi prima dell’anima; contando quelle rughe e quei capelli bianchi che ci allontanano dai tempi gloriosi ma che ci avvicinano allo scontro secolare tra onnipotenza ed umana debolezza.

Il tempo che non ci consente di sapere quanto resteremo quaggiù ma che ci permette ogni giorno di vivere nel modo migliore, con uno scopo, dando un senso alle nostre azioni terrene.

Il tempo per dimostrare quanto amiamo gli altri, per capire quanto riusciamo ad essere cattivi.

Dalla gioia e dal dolore, imparando dai nostri errori, crescendo dai nostri fallimenti, lottando per un futuro migliore, così che un giorno potremmo guardarci indietro e sapere che abbiamo speso bene il nostro tempo.


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